IL MITO

I doni degli dei nessuno può sceglierseli.
Omero

Una odiosa lampada che emanava quella luce giallastra, la schiena già forgiata da un accenno di scoliosi, pomeriggi interminabili sui libri di antologia, ricordi delle scuole medie.

Una odiosa lampada che emanava quella luce giallastra, la schiena già forgiata da un accenno di scoliosi, pomeriggi interminabili sui libri di antologia, ricordi delle scuole medie.
Lo sguardo sui versi di Omero e la mente che rilasciava immagini ruotanti: lo scudo di Achille trionfava ed ancor prima da bambina il mio libro illustrato preferito della UTET editore era l’ODISSEA dove al ritorno da Troia, profanata dai Greci grazie al famoso cavallo, l’astuto Ulisse non ebbe altrettanta sorte nel ritorno ad Itaca.

Cassandra era veggente e come Laocoonte predisse la tragica fine di Troia addirittura senza bisogno che venissero violate le mitiche porte Scee: tutta colpa di Ulisse.

Mi precipitavo su quel libro per entrare in quelle illustrazioni paurose e strabilianti in cui Polifemo, oltre ad avere un volto mostruoso sbranava i compagni di Odisseo.

Certo l’influenza dei mostri sui bambini lascia tracce indelebili ma nel mio caso non è del tutto vero perché quell’assedio interminabile, quegli eroi Greci mi hanno animato ancora a distanza di tanti anni la curiosità.

Curiosità di sapere cos’aveva di così speciale quello scudo forgiato nella fucina di Vulcano, cosa dicevano le sirene ad Ulisse per tormentarlo al limite dell’ossessione che forse non l’ha mai abbandonato, di vedere il volto di Cassandra nella sua oscura visione e che donna speciale doveva essere Calipso per affascinare Ulisse per ben sette anni, com’erano i confini del mondo le colonne d’Ercole, Scilla e Cariddi e come fece Penelope a resistere ai prepotenti corteggiamenti dei Proci che la tentavano incessantemente.

Forse Omero, ben prima di Freud, ben conosceva i meccanismi dell’animo umano o, perlomeno, così ci ha fatto credere riuscendoci egregiamente nel primo “noir” della storia antica lui, Omero è stato artefice, investigatore ed anche attore perché, non vi nascondo il dubbio sul finale dell’Odissea, Ulisse tornato ad Itaca vi rimase ben poco.

Forse Penelope non era così bella…

Ulisse ripartì ma per dove? Tornò da Calipso? Da Circe ? O dalla splendida Nausicaa? Oppure tornò a cercare le sirene ammaliatrici?

Dopo oltre mezzo secolo mi soffermo ancora sovente su questi personaggi convinta che Omero la sapeva lunga e che forse voleva scappare da un matrimonio infelice, ed è notorio che i poeti scrivono quando soffrono tremendamente e probabilmente il dolore di Omero ha contribuito alla sua fuga, identificandosi in Ettore prima ed in Achille poi ha descritto il proprio destino denso di istanze liberatorie e delle relative punizioni.