Tecnica

Essenzialmente sperimentale sia nella scultura che nel disegno e nella pittura, non so perché ho questo coraggio né da dove mi proviene però sono sedotta dalle sfide, faccio solo quello che non so fare come l’uovo sospeso in “You are maestro, I’m nothing” dedicato al grandissimo pittore russo Alexander Tokarev che una notte mi chiese cosa stavo facendo ancora sveglia e così gli mandai il bozzetto del volto di Rudolph Nurejev lui mi disse che dovevo migliorare i contorni ma l’avrei superato col tempo sacrificando freschezza e libertà.

Io gli risposi che non avrei mai rinunciato alla mia libertà e che vedevo benissimo i miei limiti per questo, gli scrissi: “You are maestro, I’m nothing”.

Non ho mai dipinto tranne un quadro su vetro con due extraterrestri, qualche vasetto con viole ed un vaso di vetro con un taxi color malva negli anni ’80.

Nel Gennaio 2018 ho preparato colori con olio d’oliva, cannella, spezie, cacao e cioccolato e per magia ho fatto due crocifissioni, una Maddalena, il Cristo unto e il Cristo coi ladroni.

Successivamente ho cominciato ad utilizzare inchiostri, chine e acquarelli metallizzati oltre ai gessi ed alle crete polverose.

Via via ho accentuato l’uso degli inchiostri mischiando sempre effetti con i gessetti e le matite di caran d’ache, ogni tanto anche i pennarelli; sempre su cartoncini, tranne una tela che mi hanno regalato.

Ogni volta è un’esperienza nuova senza ricordarmi quelle precedenti: oso, oso in continuazione rischiando di rovinare tutto.

Uso anche le chine col caffè e l’olio d’oliva per rendere più morbida la sensazione del tocco e più trasparente l’effetto, sono ipercritica con me stessa e difficilmente sono soddisfatta; realmente sono tesa ad un ideale di perfezione che scaturisce dal mio Io, infatti non copio mai tranne che per i ritratti e qualche soggetto che traggo dalle foto che poi trasformo con colori ed effetti diversi dall’originale.

Abitualmente sia per la scultura che per il disegno, se non ho un soggetto in mente prestabilito o già “visualizzato”, faccio liberare la mente e le mani si sciolgono da sole, a volte non guardo neppure che colori uso per non condizionarmi e proseguo ad osare e sperimentare con la curiosità di un bambino.

La scultura è un’esperienza completa che assorbe il corpo e la mente è un crogiuolo di sensazioni quando le mani affrontano i primi gesti e la testa lavora in 3D e non si può sbagliare perché lei non ti perdona. Comincia una danza d’amore, quasi erotica. Io la voglio e lei si oppone. Poi, lavorandola, si ammorbidisce e dopo mi cerca, mi richiama per poi ritrarsi ed essere ostile nei particolari e nella sua pesantezza che rischia tutte le volte di mandare all’aria tutto.

La creta si abbassa, si siede e dopo per ore devo rinforzare la base e rifare le parti basse che se sono gambe o piedi me la fanno maledire… E’ lei che comanda, non ti fa mangiare se non qualcosa che devo preparare prima con le mani e le unghie grigie. Divento come una primitiva e stento anche ad andare in bagno perché devo interrompere quell’abbraccio intrigante, senza regole in cui il ritmo può salire alle stelle e poi scendere al tormento in cui maledico di avere iniziato, ma non mollo mai.

A volte lavoro la creta bagnata a volte aggiungo, come si dovrebbe in realtà a me piace scolpirla ed inciderla come se fosse un materiale duro.

Non la cuocio perché le vibrazioni rimangono intere, non si interrompono, le mie sculture sono intrise ancora dei pigmenti della terra e dell’acqua del fiume, cambiano colore ed io mentre le creo le amo, le accarezzo, qualcuna la bacio; sono delicate ma non più di un essere umano e forse vivranno più di me.

Anche da ragazzina sperimentavo, infatti alcune sculture non ci sono più mentre molte le ho regalate; specialmente le testine di cavallo che facevo all’epoca.

Non uso telai o sostegni e le decoro con tutto quello che mi ispira dalle perline agli smalti da unghie, bottoni, legni, pietre, pezzi di ferro, cocci di vaso, piattini d’argento, braccialetti, collane, conchiglie, tessuti e reperti della terra.

Quando creo ho bisogno di musica, preferibilmente canti gregoriani ma anche jazz, Pink Floyd, Bob Marley, Santana, Bach, Mozart ed i Doors.

La mia vita: nei viaggi, nella musica e nella lettura.

Ho sempre letto saggi, poesie libri gialli di avventura e fantasia, pochi romanzi d’amore, sinceramente.

Mi interessavano di più Freud, Jung, le vite di Leonardo e Michelangelo. Sin dall’adolescenza non ho mai comprato un periodico femminile, non mi è mai interessata la moda, l’apparenza bensì la sostanza; l’essere di Fromm in buona sostanza.

Ho viaggiato sin da quando avevo 14 anni, due settimane a Parigi poi Inghilterra, Germania e Austria.

A 22 anni sono rimasta orfana di padre ed ho dovuto lavorare e studiare con grandi sacrifici. Ho cominciato a viaggiare fuori dall’Europa in Egitto, Sry Lanka, New York, Messico, Filippine, Hong Kong, Brasile, Caraibi, Grenadine, Giamaica, Venezuela, Tailandia, India, Marocco, Tunisia, Malesia, Borneo, Hawaii, California, Baja California, Florida, Sud Africa, Botswana, Zimbabwe, Repubblica Dominicana dove sono stata varie volte ed in ultimo la Colombia.

Sono sempre stata attratta dall’antropologia dalle religioni dall’esoterismo ed in particolare dalla protostoria ovvero dalle grandi civiltà scomparse.

Decalogo

1°) Non copio e non uso modelli in quanto l’esperienza è tramite canali e percezioni non mediate dalla vista, l’esperienza è basata su connessioni, onde gamma, musica e sinapsi cerebrali, emozioni e percezioni che fuoriescono senza condizionamenti di immagini preesistenti, le ombre ed i colori sono dosati dal medesimo meccanismo e lascio espandere la memoria antica del dna oppure ricevo impulsi di energie sconosciute o di altre entità.

2°) Uso colori naturali che spesso mi compongo da sola, cercando di evitare resine o prodotti sintetici.

3°) Non ricorro ad armature o supporti creati ad hoc ma cerco soluzioni tramite l’uso di altri oggetti, sempre di recupero e trovati nei mercatini dell’usato.

4°) Non creo mai con luce eccessiva e spesso in penombra, almeno per una la maggior parte della fase creativa.

5°) Raramente faccio bozzetti, riproduco magari la visione per non perderne l’integrità, sempre a mano libera senza strumenti misurazioni o calcoli.

6°) Non mi ripeto nella tecnica e cerco sempre nuove aggregazioni fra materiali, la creta è un humus come un liquido amniotico nel quale inserisco o cerco di aggregare od integrare ed unire altri oggetti o pietre o metalli.

7°) Non ripeto mai un soggetto salvo che non ne senta la necessità, in tale evenienza assolvo un bisogno di approfondimento del tema fintanto che questo non esaurisce il richiamo che ne ricevo.

8°) Non faccio stampe o riproduzioni cartacee, ogni opera è uinca.

9°) Nella scultura ricerco la soluzione realizzativa che risulti innovativa anche se più complessa e che non ho mai utilizzato prima, così aumentano sia la curiosità che la sfida con me stessa.

10°) Faccio tutto quello che mi viene in mente senza pensare a vendere oppure di avere consenso, oso con coraggio a costo di rischiare di rovinare tutto.